mercoledì 5 gennaio 2011

Mi riconosco: una cercatrice sul confine

"Ho incontrato la mia parola [...] una parola in sanscrito: antevasin, o colui che vive sul confine. Nei tempi antichi, era una descrizione letterale. Indicava una persona che aveva lasciato la frenesia della vita mondana per andare a vivere ai margini della foresta, dove abitavano i maestri spirituali. L'antevasin non era più un abitante del villaggio - non aveva una casa e una vita regolare. Ma non era ancora un trascendente, uno di quei saggi che vivono nel folto di boschi inesplorati, nella piena realizzazione della vita spirituale. L'antevasin stava dunque sul confine: poteva vedere tutti e due i mondi, ma guardava verso l'ignoto. Ed era uno studioso. [...] Anch'io vivo su quel limitare, sul confine sfuggente tra il mio vecchio modo di pensare e il mio nuovo modo di comprendere, continuando senza sosta a imparare. E' un confine che si sposta in continuazione - anche se tu avanzi nei tuoi studi e nelle tue realizzazioni, la misteriosa foresta dell'ignoto rimane sempre a qualche metro da te. E devi viaggiare molto leggero per continuare a seguirlo. [...]
Ho passato così tanto tempo, negli ultimi anni, a domandarmi cosa dovevo essere. Una moglie? Una madre? Un'amante? Una zitella? Un'italiana? Una golosa? Una viaggiatrice? Un'artista? Una yogi? Adesso so di non essere nessuna di queste cose, almeno non completamente. E non sono neanche Zia Liz la Pazza. Sono solo un'antevasin - né questo né quello - una cercatrice sul confine sempre in movimento della magnifica, temibile foresta del nuovo".
GRAZIE a Elizabeth Gilbert a cui ho "rubato" queste parole



Vi è sempre un desiderio di ricerca e di esplorazione in me, una ricerca di senso e di comprensione, una fame insaziabile di imparare e di scoprire ciò che è ignoto, ma latente. E' una ricerca continua fuori e dentro di me, come un viaggio di cui sai godere le meraviglie, ma non ti bastano, vuoi andare avanti, oltre, e goderne di più, affrontando ostacoli, scalfendo pregiudizi, superando cime tempestose, certa di veder sempre affacciarsi all'orizzonte qualcosa di nuovo di cui poter gioire. Questa sono io: "una cercatrice sul confine sempre in movimento della magnifica, temibile foresta del nuovo".
Mara

Leggere... una ricerca oltre le righe

                                                                          "... il piacere di leggere è immaginare insieme all'autore, 
                                                                            è emotivamente partecipare, è acutamente ragionare, 
                                                                            è animosamente ipotizzare di discutere, 
                                                                            per comunicare e crescere in umanità".
                                                                                                                                                  Marta Mai

Devo molto a piccoli e grandi scrittori che mi hanno aiutato a guardare la vita con occhi diversi, certa che "l'essenziale è invisibile agli occhi". 
Leggere è sempre stata per me una ricerca oltre le righe, così come scrivere un modo per fare ordine nel turbinio dei pensieri e delle emozioni, per arrivare a comprendere con una certa consapevolezza

Ieri sera ero preoccupata per questioni di lavoro: sono quei momenti in cui i pensieri fanno voli pindarici e si ingarbugliano, poi improvvisamente atterrano dentro di te, e cerchi di leggerli in modo diverso. Dapprima percepisci una grande confusione tra mille domande di senso, il desiderio allora è di afferrarli ad uno ad uno e collegarli tessendo fili logici, nel tentativo di riordinare il puzzle. Ma l'esperienza insegna che per poter fare ordine c'è bisogno di un tempo: un tempo per fare la lotta, un tempo per la tregua, un tempo per la riconciliazione. Non può esservi pace se non dopo una tregua. E non può esservi pace se  in certi momenti non si riesce a "sospendere il giudizio".
Mio marito, ieri sera, mi ha detto una sola frase che mi ha lasciata senza parole: "Tu hai troppo cuore... ma vai bene così!". 
"Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". [...] "E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante." [...] "Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa".  

RESPONSABILITA'
E' un termine che mi è caro, che sento mio. Ho letto recentemente, non ricordo dove, che significa "abilità di rispondere", o meglio "consapevolezza" di dover rispondere degli effetti delle azioni proprie o altrui. Si risponde prima a se stessi, poi agli altri, delle proprie azioni, e delle azioni compiute da altri che sono legati in modo diverso a noi. Un genitore risponde su un piano morale e legale delle azioni compiute dai propri figli minorenni, così come un datore di lavoro risponde dell'operato dei suoi dipendenti e della qualità funzionale di un'organizzazione. 
Per essere consapevoli delle nostre responsabilità dobbiamo aver chiari gli effetti che hanno su noi stessi, sugli altri, sulle nostre azioni, sulle nostre emozioni, sui nostri pensieri. 
La legge del Karma dice che "si raccoglie ciò che si è seminato". Il sanscrito, così come il greco, quando l'ho studiato, mi ha affascinato. Al di là dei suoni della lingua, in alcuni testi letti ricordo ancora la sensazione che mi derivava dal cogliere la profondità del pensiero sottostante. 
"Karman" ha origine dalla radice sanscrita kr che significa "fare" o "causare", presupponendo la condizione di "creare qualcosa agendo". Ma quello che vi dà valore aggiunto è la consapevolezza di POTER SCEGLIERE come orientare i nostri pensieri, le nostre emozioni e le nostre azioni, sapendo che andranno a influenzare direttamente o indirettamente la relazione con gli altri. 
E' un po' il significato che io do alla "pedagogia", quello di saper guidare pur sapendo che qualcosa dipenderà da noi, qualcosa dall'altro, e qualcosa da nessuno dei due... un qualcosa che dipende dall'AZIONE e un qualcosa che dipende dal DESTINO
Ecco allora che si sceglie di essere "responsabili", non si è costretti ad esserlo. 
"Il Karma Yoga, come via di Consapevolezza, che porta alla Libertà, offre una splendida opportunità per prendere in mano il proprio destino, ed elevarlo, poiché centra l'attenzione sull'azione quotidiana consapevole, che direzionata al Bene proprio ed al Bene Comune, ci apre la strada verso la Verità e la Libertà
La vera libertà è nell'azione, nel lavoro, nello svolgere il proprio dovere con buona volontà [...]
In momenti come questi bisogna guardarsi in modo particolare dalla tendenza allo scoraggiamento, alla stanchezza e al senso d'impotenza, che sono sempre indici dell'indebolimento della volontà spirituale. In un periodo come l'attuale, costellato da enormi opportunità di cambiamenti, quando valori e scelte emergono più chiaramente, ci sono tutte le ragioni per gioire. Particolarmente importante, ma anche incoraggiante, è rendersi conto che la salvezza del mondo è uno sforzo di gruppo e non più un compito individuale, seppure il contributo di ciascuno sia fondamentale. [...]".

Anche nel lavoro, quando ci mettiamo in discussione, dovremmo tenere presente sempre questo: noi rispondiamo di noi stessi e degli altri, ma "la salvezza del mondo" non può essere un compito individuale, per quanto il modesto contributo di ciascuno di noi sia fondamentale, bensì uno sforzo di gruppo.
Dopo attenta lettura fuori e dentro di me, oggi, col pensiero rivolto ad una collega in particolare, voglio ricordarmi queste cinque parole:
RESPONSABILITA', SCELTA, AZIONE, CONSAPEVOLEZZA, GRUPPO.